giovedì 15 gennaio 2015

BREVE VIAGGIO IN VIETNAM


Reduce da Hanoi e dal Golfo del Tonchino, tutte le volte che torno a casa mi trovo a riflettere sull'Asia e sul fascino che mi proietta.

Appena giunta ad Hanoi, come già mi era capitato in passato quando, una sera, sbarcai a Yangoon, capitale della Birmania,  mi sono istintivamente domandata cosa mai sono venuta a fare in un posto così malandato.

Raggiungo con il taxi l'albergo che ho prenotato per tre notti e il mio stato d'animo addirittura peggiora, nonostante la gentilezza, più autentica che professionale, della persona alla reception, dell'inserviente che mi prende le valigie e di quello che mi accoglie per aprirmi ogni sorta di portone.

Salgo, con l'ascensore, nove piani di questo particolare e ben tenuto edificio nel centro della città vecchia che, come la maggior parte delle abitazioni che ho incontrato sulla strada, dall'aeroporto a qui, è stretto e altissimo. Se non fosse che si sviluppa, per svariati metri, anche in profondità, guardandolo dal ciglio della strada si direbbe, piuttosto, una torre, e si penserebbe che una buona parte di vietnamiti viva dentro torri fatiscenti.

Mi è stato detto che il motivo della particolare architettura vietnamita è di natura erariale: cioè quanta maggiore è la superficie che viene occupata sul fronte stradale, tanto più alto è il balzello che ti chiede lo Stato.

La giornta è grigia, a tratti viene giù qualche goccia di pioggia. La camera che mi hanno assegnato sa un pò di muffa ma è ampia e piena di specchi, c'è pure un angolo attrezzato a salotto con postazione internet. In più c'è un terrazzo che dà sui tetti di questa grande scalcinata città. Mi piace molto stare seduta qui dove il vento soffia ma la temperatura è calda e i rumori dalle vie giungono ovattati.
Mi decido a scendere nel caos cittadino.


La cosa che più mi colpisce è il flusso continuo di centinaia di motorini che, initerrottamente,  percorrono le strade, apparententemente senza regole (che forse ci saranno ma che non si intuiscono).

E' un torrente inquinato in piena di persone e vecchi motori in perpetuo e disordinato movimento. Nessuno ti dà la precedenza: se vuoi attraversare ti butti e li schivi, come loro schiveranno te, con maggiore abilità.

Le prime volte che decidi di passare dall'altro lato della strada rimani inebetito sul ciglio di partenza pensando: - "di sicuro, prima o poi, il traffico diminuirà, anzi, forse cesserà, o, comunque, al mio passaggio, si fermerà" - poi capisci che se non ti dai una mossa, accettando il rischio di venire investito in Vietnam, rimani lì fino all'ora di cena.

Inoltre, sulla testa, oltre che sugli alberi e sui muri degli edifici, passano, ancorati in un modo che solo Dio sa, enormi fasci di fili dell'alta tensione, e spuntano qua e là gli altoparlanti per i proclami del partito.

Il commercio è però praticato ovunque e su larga scala e gli ambulati, per lo più donne cariche come somari, si spostano, principlamente, in bicicletta, indossando quel tipico cappello a cono che, sino a ora, pensavo fosse più una nota di colore per turisti che un elemento abituale dell'abbigliamento contadino.

Mi piacciono soprattutto le fioraie in bicicletta, stracariche di fiori bellissimi e coloratissimi, e le ragazze, a piedi, che smerciano dolcetti fritti dentro cabaret di paglia larghi e piatti.

La gente mangia ai lati della strada seduta fuori dagli ingressi ai negozi, accovacciata su sedie di plastica per bambini.

La mattina mi alzo presto e faccio colazione all'ultimo piano dell'albergo in cui alloggio. Il cielo è, come sempre, grigio, ma sono affacciata da una terrazza che domina la parte di città antistante, di cui contemplo i tetti, e mi torna in mente, un'altra volta, Yangoon. 

Affascinata dalla città che mi si apre davanti, dalla bontà e raffinatezza, per disposizione dei cibi e abbinamento di colori, delle portate servite al tavolo dalla cameriera, come sempre mite e gentile, rimango per un attimo in uno stato si stupore, quasi senza fiato.

- "Ecco", penso, - "Hanoi mi ha conquistato". 

Poi,  d'un tratto,  riprende incosapevolmente vita la parte  più occidentale di me. Me ne accorgo perchè, all'improvviso, mi balena un pensiero: -"è sì....." - ragiono: - "quel maglione di Hedi Slimane lo devo proprio comprare".







lunedì 14 aprile 2014

I LOVE KATE AND THE LIKE (COOL)




La Super Model, la Super IT per eccellenza è senza dubbio KATE MOSS. Da Signora quarantenne dotata di grande gusto, sta ormai declinando all'età raggiunta la scelta dei vestiti, lasciando al mondo della moda la ricerca di un'erede.

Eguagliare il livello di Kate Moss è, dai più, ritenuto impossibile, considerata l'innata capacità di rendere SUPER COOL qualunque cosa indossi.
 
Questo è anche il pensiero di un'altra SUPER IT, forse la migliore erede, che è anche modella, presentatrice televisiva e scrittrice di un primo libro "IT": ALEXA CHUNG.


A proposito di Kate Moss, Alexa, in IT, racconta di avere esaminato trillioni di foto per riuscire a catturarne la bellezza e lo stile, ma ogni sforzo si è rivelato vano a causa dell'essenza stessa di Kate: "qualunque cosa la MOSS indossi viene instantaneamente trasformata nella cosa più COOL di sempre per il fatto stesso che Kate Moss è la cosa più COOL di sempre e nessuno può spiegare il perchè". 



Anche ALEXA gode di uno stuolo di fans. E io sono tra quelli.

Ci sono almeno 2 cose che accomunano le 2 IT mie preferite: la prima è che sono entrambe inglesi; la seconda è che entrambe usano uno stile facile, giovane, spontaneo, senza eccessi o stravaganze, quindi copiabile e perfetto nelle diverse occasioni.
Nulla a che vedere con le trendsetters italiane.


Ripercorrendo lo stile ALEXA CHUNG



Dalle salopette al bon ton "con un TWIST"



Vestitini romantici e ballerine (rockstud rosa chiaro Valentino)


Handbags (per lo più Mulberry)


Shorts a vita alta (di pelle) e camicie romantiche



Alexa di Mulberry: la borsa a cartella a lei dedicata



Chiodo in pelle e grandi cappelli

 
Bauletti (Louis Vuitton) e tanto Chanel


Trench Coat (Burberry)


Occhi da gatta e grande frangia (se stessi bene con la frangia vorrei la sua pettinatura, NO DOUBT)

sabato 22 marzo 2014

Nicolas Ghesquière's first show for Louis Vuitton


Rieccolo Nicolas Ghesquiere: la classe non è acqua.


Gonne all'altezza ginocchio e a trapezio
Abiti e top scollatissimi a "V"
Stampe floreali
Trench color crema
Cappottini di pelle
Pantaloni dalla vita altissima ma super slim alla caviglia su stivaletti a punta
Borse: Speedy rivistate o piccolissimi bauletti (bellissimi, sicure IT bags)
Poi le sue solite amiche/muse dalla bellezza non convenzionale.
Classy and traditional!

giovedì 12 dicembre 2013

CHANEL "PARIS - DALLAS"

PIU' LA GUARDO, PIU' MI PIACE 
The more I look at it the more I like it

La pre collezione autunno 2014 di Karl Lagerfeld per CHANEL è bellissima. Il post è interamente dedicato ai miei capi preferiti:

The pre-fall 2014 collection by Karl Lagerfeld for Chanel is beautiful. The post is entirely dedicated to my favorite pieces:


La giacca
The jacket


 La stola plaid e lo stivale da cowboy
The stole plaid and the cowboy boot


 La gonna plaid, la camicia di pizzo, la cintura e l'anello
The plaid skirt, the lace shirt, the belt and the ring


 Il maglione e la gonna a balze
 The sweater and the flounced skirt


Il denim, le collane e lo stivale azzurro 
The denim, the necklaces and the blue boot

                                                                                                              LOVE THEM ALL !

mercoledì 11 dicembre 2013

COCO CHANEL BACK IN DALLAS

COCO CHANEL BACK IN DALLAS


Ieri, 10.12.2013, presso il Dallas Fair Park, Karl Lagerfeld ha presentato la collezione Métiers d'Art 2013/2014 (pre collezione autunno 2014), intitolata "Paris - Dallas".

L'evento è stato l'occasione per celebrare lo stretto legame tra la stilista francese e gli Stati Uniti, luogo che decretò la fortuna di Coco e, per questo, da lei amato e ammirato.

Nel dicembre del 1953 Coco Chanel inizia il suo incredibile ritorno sulla scena, dopo 15 anni di oblio, riaprendo la casa di Haute Couture.  La collezione, completamente ignorata dalla stampa francese, viene salutata e sostenuta da quella americana che la definisce "la rinascita dello stile Chanel".

Coco Chanel, accompagnata da una delegazione di 125 persone, dalla Francia sbarca all'aeroporto di Dallas il 14 ottobre del 1957. Qui, Stanley Marcus le conferisce il Neiman Marcus Award, l'equivalente del premio Oscar nel campo del fashion, unica vincitrice tra i 300 designers invitati.
Durante un viaggio durato solo 12 giorni, Gabrielle Chanel riesce a entusiasmare il pubblico americano al punto che il Time Magazine intitolerà l'evento: "Dallas in Wonderland".
"The Return", il film scritto e diretto da Karl Lagerfeld e interpretato da Geraldine Chaplin nel ruolo di Gabrielle Chanel, ripercorre questo determinante periodo che intelaierà la leggenda della grande stilista, per sempre.